C’è una precisa frase di Tasmania di Paolo Giordano che appare a circa tre quarti del romanzo e che ha impresso un piccolo solco a proposito del destino di questa storia così come tante altre. Una frase che fa da spartiacque netto tra la sensazione di godibile lettura che con un po’ di fatica si era trascinata fino a quel momento e l’improvviso affaccio su un ripido abisso.
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Recensione La casa delle luci di Donato Carrisi: incongruenze e debolezze
La casa delle luci di Donato Carrisi (Longanesi) prosegue la serie con protagonista Pietro Gerber e aggiunge nuovi tasselli (perdendone per strada altri) a vicende che si tengono per mano da un romanzo all’altro: la delusione del precedente La casa senza ricordi mi aveva portato ad attendere una risposta letteraria dell’autore a una storia che aveva lasciato troppo in sospeso, poggiandosi su soluzioni poco credibili per essere accettate. Il nuovo lavoro non cambia sentiero, riuscendo finalmente a concludere nell’ultima pagina un qualcosa di iniziato con la prima, ma dimenticandosi (o, fingendo di dimenticare) troppi particolari.
Continua a leggere “Recensione La casa delle luci di Donato Carrisi: incongruenze e debolezze”Recensione L’Avversario di Carrère – storie vere ma inverosimili (e narcisismo)
L’Avversario di Emmanuel Carrère è uno dei più fulgidi esempi di storie-vere-ma-inverosimili, un intreccio che si faticherebbe ad accettare se fosse un prodotto di fiction. Eppure è un’intera esistenza successa per davvero e trascinata attraverso i decenni con una successione di eventi che solo in apparenza sembrano anacronistici. Questo cosiddetto romanzo-verità ha ottenuto un grande successo non solo oltralpe, ma mi ha lasciato una sensazione finale amara, non solo per via delle atrocità narrate.
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Avevo letto qualche anno fa Sofia si veste sempre di nero di Paolo Cognetti non riuscendo a entrare in alcuna empatia con la protagonista, anzi trovandola spesso detestabile: il che non sarebbe un contro (vedi il discorso su Stoner), ma non credo proprio fosse nei progetti dell’autore stimolare questi sentimenti. Al netto di un capitolo finale calante, che non concludeva in modo efficace i discorsi aperti, avevo apprezzato molto la scrittura così fluida di Cognetti e così ho deciso di ritentare con La felicità del lupo, edito da Einaudi. Il sapore dopo l’ultima pagina, però, è agrodolce.
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Morsi è la seconda fatica letteraria di Marco Peano, che dopo il successo del 2015 con il pluri-premiato L’invenzione della madre (Minimum Fax), si è rimesso alla prova con una storia inaspettata e molto piemontese nella location e anche nel linguaggio. Come credo buona parte dei lettori, anche io sono rimasto sorpreso della svolta della trama già dopo pochi capitoli e ho di certo apprezzato il grosso coraggio dell’autore, anche se all’ultima pagina sono affiorati molti dubbi.
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Il titolo del thriller Spare Room scritto da Dreda Say Mitchell nel 2019 è stato tradotto letteralmente ne La stanza degli ospiti e non poteva essere altrimenti visto che è proprio una camera il centro di tutto l’intreccio narrativo. Dopo una serie di letture di genere sottotono ecco un’altra storia che lascia più dubbi che soddisfazioni.
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Il destino dell’orso edito da Mondadori è un thriller scritto a quattro mani, dato che dietro Dario Correnti dovrebbero nascondersi Andrea Accorsi e Massimo Centini e immagino che lo pseudonimo derivi da acCORRsi + cENTIni. La lettura di questo romanzo non mi ha soddisfatto un granché, perché a livello tecnico presenta molte debolezze e opta per scelte che non aiutano a empatizzare con i personaggi e di rimanere aderenti alla storia.
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A dimostrazione del successo ormai internazionale di Donato Carrisi, il nome dell’autore è ben più grande del titolo del suo ultimo romanzo (definito come) thriller ovvero La casa senza ricordi, edito da Longanesi; non è troppo avventato immaginare che una vasta percentuale di lettori acquisti il libro proprio per chi lo ha scritto, “andando sul sicuro”. Ed è in buona parte qui il problema di quest’opera.
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