Creare una trama di un romanzo con la tecnica a espansione

Creare la trama di un romanzo non è semplice, perché si possono avere troppe idee da ordinare oppure perché sono presenti ancora svariati buchi da sistemare. Uno degli errori più comuni di romanzieri in erba (ma anche di quelli ben collaudati) è quello di iniziare subito la scrittura senza troppa preparazione, con il risultato di perdersi e allungare di molto il lavoro. Uno dei metodi di scrittura più semplici è quello che si potrebbe chiamare “a espansione”, che è davvero molto semplice da mettere in pratica e può aiutare a rimanere aderenti a ciò che si vuole raccontare senza naufragare.

PREMESSA – Per creare una trama solida, tridimensionale, credibile e coerente si dovrebbe aver ben presente tutto l’universo della storia che ci si appresta a trasporre dai pensieri in parole: si dovrebbe sapere subito da dove si parte a dove si arriva e tutto ciò che succede lungo il cammino. Non credo nella tecnica degli autori – o presunti tali – che scrivono a braccio, perché è la via più semplice per creare incoerenze e voragini nella storia; tuttalpiù, questa esplorazione creativa troverebbe giustificazione proprio al momento preliminare della stesura della trama. E in questo senso, la tecnica ad espansione offrirebbe la giusta spalla.

RICETTA DELLA TRAMA A ESPANSIONE

Scrivere una trama è un po’ come preparare la maionese, serve pazienza, metodo e i giusti ingredienti. Soprattutto, si crea una buona maionese aggiungendo olio un po’ per volta e se impazzisce si può provare a recuperarla usando man mano la maionese impazzita stessa al posto dell’olio. Prendendo come esempio la maionese, gli ingredienti alla base sono:

  • Olio = che cosa si vuole raccontare;
  • Tuorli d’uovo = i personaggi principali:
  • Aceto/succo di limone = ambientazione geografica e/o storica;
  • Sale = il senso (che cosa si vuole esprimere con la storia).

Si parte con una frase in cui si riassume in modo estremamente sintetico il romanzo, mettendoci dentro anche riferimenti a personaggi, ambientazione e senso ovvero il significato profondo che traspare e che si vorrebbe comunicare al lettore. Per esempio: “Estate americana anni ’20 del XX secolo, personaggio narrante B (non il protagonista) racconta la mirabile vita del personaggio A, che vuole riconquistare il grande amore di gioventù. I temi: fine del sogno americano, amare in modo perfetto la persona sbagliata“.

Da qui si espande il concetto, magari con i nomi (se nel frattempo si sono scelti), la location, e più informazioni su come verrà sviluppata la storia: “Estate a Long Island negli anni ’20. L’abbiente e misterioso Jay Gatsby vuole riconquistare il grande amore perduto di giovinezza Daisy Fay cercando di capire se è vero o no che il passato si possa ripetere. E se questo sia un bene o no. La storia è raccontata dal punto di vista di Nick Carraway, che si ritrova a essere vicino di casa di Gatsby e anello di ricongiunzione con Daisy. Si narra come spesso si ama in modo perfetto la persona sbagliata e la tragedia del crollo del mito del sogno americano“.

Da questa seconda espansione che semplicemente raddoppia la prima si passa a un’intera pagina in cui si aggiungono pezzi: chi è Jay Gatsby, come si è arrichito? E perché si è allontanato da Daisy? E come conosce Nick? Successivo passaggio: da una pagina se ne ottengono due o meglio tre con ancora più informazioni sui personaggi, sulle location e una prima scaletta di come il romanzo si muoverà tra passato e presente, un’imbastitura rudimentale dei capitoli compreso il fondamentale inizio e l’ancor più importante fine. Passaggio successivo, dieci pagine: i capitoli si delineano così come la successione degli eventi, si inseriscono alcuni dialoghi nei momenti fondamentali della storia, una sorta di riassuntone preciso e organizzato. Si può anche procedere con un terzo passaggio preliminare che precede la prima stesura vera e propria, ancora più circostanziato e ricco di informazioni.

So we beat on, boats against the current, borne back ceaselessly into the past

La tecnica a espansione può aiutare molto a rimanere aderenti ai fatti più importanti da narrare, a non divagare con prolissità e grafomania (Stephen King mi riferisco a te) né a creare inverosimili coincidenze per spiegare passaggi altrimenti molto fragili come spesso accade coi recenti lavori di Carrisi, ma anche a evitare finali frettolosi e poco soddisfacenti come in Morsi.

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