Il titolo del thriller Spare Room scritto da Dreda Say Mitchell nel 2019 è stato tradotto letteralmente ne La stanza degli ospiti e non poteva essere altrimenti visto che è proprio una camera il centro di tutto l’intreccio narrativo. Dopo una serie di letture di genere sottotono ecco un’altra storia che lascia più dubbi che soddisfazioni.
Trama de La stanza degli ospiti in un paragrafetto – La giovane Lisa affitta a ottimo prezzo una camera in una decadente villa a Londra e da quel momento inizia una bizzarra reazione con i due padroni di casa, la coppia formata dall’algida e inquietante Martha e dal controverso giovane fidanzato Jack. Come da prassi, Lisa porta sulle spalle – anzi, sulle gambe (uhm) – un’infanzia segnata da un evento tragico. Perché vuole rimanere con tutte le proprie forze in quella stanza fatiscente nonostante tutto le suggerisca di andarsene a gambe filate? Cosa nascondono i genitori? Cosa è successo quando era piccola?
350 pagine, un eclatante doppio colpo di scena quasi esattamente a metà libro (come da manuale seguito alla lettera?) che spariglia le carte e una prosa asciutta, che fa da giusto contorno alla sequenza degli eventi. A differenza di altri thriller letti di recente, come per esempio La casa senza ricordi di Donato Carrisi e Il destino dell’orso di Dario Correnti, ne La stanza degli ospiti non si mette troppa carne al fuoco, ci sono pochi personaggi e si crea un sentimento di ansia e tensione propedeutico ai fatti narrati.
Per buona parte della prima parte di costruzione della storia si può percepire in modo evidente che “qualcosa non torni” e che il comportamento della protagonista sia mosso da qualche motivo che non si è ancora in grado di poter apprezzare, ma che si ha già la quasi certezza che si acquisirà a breve. E questa è una grandissima abilità dell’autrice. Ma riuscirà la nostra Dreda Say Mitchell a non cadere nell’abisso di tanti, anzi troppi, autori di thriller che disattendono le aspettative? Purtroppo, no.
Ci sono troppe coincidenze e troppe decisioni prese dalla protagonista che lasciano parecchio amaro in bocca e scollegano dalla narrazione. Non scenderò nel dettaglio qui, ma dopo la foto di copertina nella canonica sezione spoiler. Mi dispiace, ma il voto è appena insufficiente.
Voto: 5
Ora copertina e poi parte spoiler.

Che cosa non funziona, parte spoiler
Sarò breve, come al solito questa parte è deputata a chi ha letto il libro.
Sono tre i particolari che ho trovato meno convincenti:
- Quante probabilità ci sono nel mondo reale che una persona con cui hai avuto una significativa relazione sia anche per caso il nipote della vicina della casa al centro dei fatti che hanno dilaniato la tua giovane esistenza? Di più: che questo ex, guarda un po’?, sia anche in grado di tradurre le scritte nella stanza al centro della vicenda visto che è fluente nella lingua sconosciuta?
- Quando Lisa trova le scritte sul muro, perché non scatta semplicemente una foto invece che struggersi e far entrare Alex per tradurre di persona?
- C’è chi dice che sarebbe bastato un po’ di dialogo tra Lisa e i genitori adottivi per risolvere tutto ciò che ha creato conflitto nella vita della giovane donna. Probabile, ma non si deve dimenticare che Lisa soffra di gravi patologie psichiatriche dovute al tremendo trauma vissuto. Tuttavia, trovo incomprensibile e inaccettabile il comportamento che l’autrice ha scelto per i genitori adottivi, soprattutto del padre, che di fatto è il vero mostro della storia visto che non si è preso mai le responsabilità di regalare alla figlia una vita normale. Perché? Per quale motivo?
A fine libro, nei ringraziamenti, Dreda Say Mitchell si propina in una pagina ricca di punti esclamativi in cui esorta a condividere le opinioni perché, cito, “Ai recensori: io scrivo per voi!“. Ebbene, spero che abbia poi letto le recensioni uscite perché di materiale di riflessione ce n’è tanto.