La Sardegna dell’800, un insolito equilibrio tra nati e morti che si è rotto e un protagonista basato su un singolare personaggio storico realmente esistito: sono questi gli ingredienti alla base de Lo stato delle anime, un noir edito da Frassinelli nel 2002 a firma di Giorgio Todde, scrittore e medico oculista cagliaritano recentemente scomparso. È il primo di una serie di romanzi che girano attorno alla figura del medico/imbalsamatore Efisio Marini, vissuto tra il 1835 e il 1900, ma non credo che ne leggerò altri, perché ho trovato la lettura soddisfacente abbastanza da saziare il mio intesse sul protagonista, non lasciando altro appetito.
Trama – 1892 a Abinei, nella zona montagnosa della Sardegna orientale, scompare l’anziana e ricca vedova del notaio e al contempo vedono la luce due gemelli. La comunità va nel panico, perché? Perché si rompe l’equilibrio che pareggiava i nuovi arrivi e le dipartite, con una precisione matematica affascinante quanto inquietante, che riguardava peraltro anche gli animali. La fine di un ordine superiore divino? Partendo dall’autopsia sulla prima vittima, Marini cercherà la verità.
Ad Abinei le case di pietra sono sempre le stesse perché nulla si moltiplica o diminuisce nel paese fossile.
Il primo grande merito di questo romanzo è quello di essere piuttosto sintetico e di andare dritto al punto con la narrazione, senza gonfiarsi di personaggi non così indispensabili per intrecciare i capitoli né muoversi nei vari piani temporali senza aggiungere vero senso. Si parte subito dentro la storia – con un incipit di grande intensità e efficacia – e vi ci si rimane fino alla fine con una sequenza di brevi capitoli. Lo stile di scrittura è asciutto e lineare, al netto di qualche punto esclamativo e puntini di sospensione di troppo. L’ambientazione nella Sardegna rurale di fine Ottocento si incastra in modo gradevole con la trama.

La struttura di questo romanzo (che si legge in mezzo pomeriggio) è quella di un noir, con un mistero da svelare come una corda che si tira gradualmente, sciogliendo più nodi. Si può comprendere già da ben prima della metà del libro quale sia il principale sospetto dietro le varie morti, visto che solo uno dei personaggi si incastra bene nel quadro delle possibilità. Ma non voglio addentrarmi troppo per evitare spoiler. In generale, la lettura è stata godibile e rimane una buona sensazione all’ultima pagina, dunque
voto: 7/10
Scegliere come protagonista di una serie di romanzi un personaggio storico realmente esistito è un’idea intrigante e riconosco a Todde averlo reso meno figurina appiccicata storta sulle pagine e più un riflesso di un vero umano, in modo particolare con il suo essere talvolta poco piacevole. Questo è un merito non da poco, visto che c’è un’abbondanza estrema di protagonisti sbilanciati – di solito, in positivo – nati per mitosi da romanzieri innamorati (di sé).