Si inaugura il blog con l’ultimissimo libro letto, il recente Léon di Carlo Lucarelli, edito da Eiunaudi nella collana Stile Libero Big. La prima parte della recensione sarà libera da spoiler, mentre la seconda scenderà nel dettaglio degli avvenimenti, dell’intreccio e dei personaggi, ma – tranquilli – sarà adeguatamente protetta per chi ancora non ha letto il romanzo.
Trama di Léon di Carlo Lucarelli in breve e senza spoiler – Il brutale serial killer Iguana è scappato dall’istituto psichiatrico in cui era detenuto dopo gli omicidi narrati in Amost Blue (1997), mettendo in serie pericolo la poliziotta che lo ha incriminato, Grazia Negri, e l’altro protagonista del precedente noir, il non vedente Simone. Ma sin da subito ci sono particolari che sembrano incasellati nel posto sbagliato e meritano più attenzione. In un crescendo di tensione, sangue e di ribaltamenti di fronte, c’è poco da annoiarsi con questo gradevole romanzo di poco più di 200 pagine, che si può leggere in un mezzo pomeriggio.
«Credo di aver sentito un rumore»
Recensione Léon di Carlo Lucarelli – Non serve dilungarsi troppo nella biografia di Carlo Lucarelli, una delle firme italiane di noir più popolari oltre che apprezzato storyteller in radio, tv e podcast di crimini (e non solo) e Léon è un condensato di evidenze sul perché l’autore emiliano abbia raggiunto il successo che ben merita: la narrazione è chiara e diretta e viene quasi naturale leggerla con la sua voce ben distinguibile; i personaggi sono costruiti con precisione e seguono un proprio percorso coerente, con un frequente uso della prima persona per creare più vicinanza e accedere ai pensieri diretti in determinati passaggi; soprattutto, c’è una piena consapevolezza di ogni azione, tutto ciò che accade è lì perché è necessario (tranne un personaggio, secondo me) al crescendo dell’evoluzione della storia, a creare la tensione che porta ad apprezzare i vari colpi di scena.
Soprattutto quest’ultimo particolare è quello che ho apprezzato di più, in un presente in cui moltissimi autori cadono spesso nel superfluo e nella vanità di inserire qualcosa di altrimenti evitabile solo perché “piace”. La storia si incastra peraltro perfettamente in questo 2021 post-2020, con gesti di quotidianità che scivolano in modo naturale e non forzato ed è apprezzabile anche da chi non abbia letto Almost Blue, visto che vengono creati i necessari ponti con la storia precedente e il romanzo si può considerare a se stante.
«Portami via di qui prima che anneghi»
Tre dettagli non mi hanno convinto appieno – Il primo è l’uso del passato remoto o dell’imperfetto nelle parti in terza persona, quando buona parte del romanzo è al presente e così poteva essere mantenuto senza troppi problemi. Il secondo è il personaggio del tassista Roberto: durante la lettura, le sue parti sono le uniche che ho trovato non necessarie e un po’ forzate, qualcosa che si voluto incastonare e rivestire di senso in un meccanismo che altrimenti avrebbe filato lo stesso; leggendo i ringraziamenti ho poi scoperto che è più che altro un omaggio a una persona realmente esistente, ma ciò non toglie la sensazione iniziale. Il terzo dettaglio è negli spoiler.
Definerei questo thriller come “geometrico” per come è stato studiato e bilanciato con consapevolezza, ma soprattutto per la sua costruzione che segue uno schema estremamente preciso alla singola pagina in termini di intreccio e sequenza dei colpi di scena (vedi spoiler). Una lettura consigliata e piacevole.
Voto: 8/10
Ok, ora c’è la foto del libro e sotto la parte spoiler, se volete leggerlo non proseguite, altrimenti ci vediamo sotto.

Ragionamenti con spoiler su Léon di Carlo Lucarelli
La seguente parte contiene importanti spoiler ed è quindi indicata a chi lo ha già letto
Dopo aver terminato la lettura di Léon sono ritornato su alcuni passaggi e, annotando il numero della pagine corrispondenti ai momenti significativi, mi sono immaginato Lucarelli buttare giù la scalettona della storia su un quaderno a quadretti o meglio ancora su un foglio di excel. La successione degli avvenimenti e, in modo particolare, dei colpi di scena segue infatti un andamento armonico estremamente bilanciato e geometrico.
A un quarto quasi spaccato (pag. 48) del romanzo arriva il primo depistaggio del lettore, con il dubbio insinuato su quello che poi si dimostrerà il vero colpevole: mossa abile da parte di Lucarelli, visto che è troppo presto per dare credito all’ipotesi. Come in tanti thriller soprattutto scritti da autori anglofoni, il primo grosso colpo di scena cade quasi esattamente a metà libro (pag. 92) – in questo caso il ritrovamento del corpo dell’Iguana, che apre in modo definitivo alla pista della seconda figura. A tre quarti di libro (pag. 150), infine, si svela l’identità del colpevole aprendo al finale ad alto tasso d’azione e tensione. Credo che il tocco da maestro più ragguardevole, però, sia stato iniziare il romanzo proprio con il nome del vero mostro: è la primissima parola, fateci caso.
E ora il terzo dettaglio che mi ha convinto di meno: la scoperta del vero responsabile, che dovrebbe essere il particolare più d’effetto di questo genere di romanzi, ma che in Léon credo risulti un po’ indebolito da due particolari. Il primo è che non ci sono molti personaggi sui quali generare sospetti e quindi il cerchio già in partenza è molto stretto. Il secondo è che sono stati disseminati un po’ troppi indizi nella prima parte del romanzo: Marta è sin da subito un personaggio ambiguo, inquietante e – nello specifico – il focus sulle orecchie (assieme al fisico minuto) è un rimando troppo diretto all’auto-definizione di “topo” datosi dal colpevole ancora non rivelato.
Nonostante ciò, ho letto Léon con grande piacere e vorrei infine sottolineare il grande lavoro di fino di Lucarelli su forse il particolare più suggestivo ovvero “il rumore” sentito a inizio romanzo da Simone, che lo attanaglia e tormenta per tutta la storia, che prende sempre più forma e consistenza con le pagine fino a quando viene riascoltato e definitivamente decifrato nell’esplosivo finale, risultando poi ciò che salva i protagonisti, di fatto. Per conferirne senso e peso, peraltro, il rumore appare in quasi tutte le scene con Marta, un altro particolare che si apprezza forse solo rileggendo il romanzo.
Ottima recensione che ti invoglia a prendere in mano il libro e a non posarlo se non dopo averlo finito.
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very nice ,grazie!
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