Gli ipermercati sono un universo inesauribile di storie, di intuizioni, di personaggi, di dialoghi, lo sanno bene tutti gli scrittori in cerca di un po’ di ispirazioni. Ricordo almeno un paio di videogioci ambientati tra le corsie, ma non ero a conoscenza di un romanzo e invece a scriverlo è stato nientemeno che la sempre brillante Annie Ernaux, recente vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura 2022, con il curioso e piacevole Guarda le luci, amore mio (Regarde les lumières mon amour) edito in Italia da L’Orma con traduzione di Lorenzo Flabbi.
Trama di Guarda le luci, amore mio in una frase – Ennie Ernaux racconta un anno di visite al centro commerciale Trois-Fontaines presso Parigi, al suo Auchan di fiducia (e, talvolta, altri) attraverso le stagioni e le loro le promozioni, gli avventori e i lavoratori, perché i supermercati non sono soltanto un contenitore di merci, ma un microcosmo che spesso mostra i lati più autentici della società e dei suoi abitanti.
Questo breve e gradevole lavoro fa parte della collana Raconter la vie (Raccontare della vita) dell’editore transalpino Seuil, che nel 2012 aveva commissionato alla allora non ancora Premio Nobel Ernaux di scegliere un luogo da narrare. L’autrice normanna ha puntato su un’ambientazione geniale e perfetta per lo scopo ovvero appunto il supermercato. La narrazione è simile a un diario e anche il registro si adatta a un’atmosfera intima, mi sono sentito a mio agio da subito con questo libretto scivolato via in due sere come sul velluto. Ed è anche servito per ritornare al buon leggere dopo una serie di libri piuttosto dimenticabili. Ci sono interessanti riflessioni sociologiche e di marketing, ma non è il filo principale che mi ha intrappolato.

Una prima significativa percezione è quella di una totale trasparenza tra le sensazioni dell’autrice a ogni visita all’ipermercato e il flusso poi riversato sulla pagina, anche a patto di voler mostrare qualche fragilità al lettore. Un esempio su tutti, quando nelle prime pagine la Ernaux si domanda se sia poco gradevole descrivere gli avventori con il colore della pelle e dunque decidendo, giustamente, che sì va bene perché non c’è alcuna discriminazione di sorta. In queste pagine non c’è violenza, non ci sono gli addii alle persone amate o da amare, non ci sono i tanti riferimenti agli eventi della sua densissima vita: chi li conosce li tiene sempre lì in parallelo, come un secondo monitor a fianco a quello principale, ma non è necessario conoscere il background dell’autrice per apprezzare questo lavoro.
La fragilità si accompagna molto bene alla tenerezza, che è un’altra delle sensazioni che affiorano durante la lettura, tanto che avrei tanto voluto che per un giorno il calendario recuperasse tutte le pagine fino a tornare a 10 anni fa, così da prendere la macchina e guidare fino al centro commerciale di Trois-Fontaines e cercarla tra le corsie, ritrovandola intenta ad osservare i clienti cercando (un po’ maldestramente) di non farsi notare. L’avrei seguita da lontano, come la spia che segue l’altra spia, e avrei cercato di sbirciare i suoi appunti sul taccuino. Sarebbe stato bello poi avvicinarla senza spaventarla e chiederle di poter bere un caffè insieme.
Voto: 8/10
Con tutta probabilità non avrebbe accettato l’invito e nemmeno un abbraccio, ma non sarebbe stato un buon motivo per non provarci.
Sono contenta che tu abbia apprezzato Annie Ernaux, non è da tutti. Ti consiglio, se posso, di leggere in futuro anche La vergogna, La donna gelata o Memoria di ragazza. Posso garantirti inoltre che all’interno di quel supermercato Annie Ernaux non ti avrebbe ignorato come giustamente supponi, anzi ti garantisco da fonti sicure che sarebbe stata molto predisposta ad ascoltarti e a conoscere il tuo punto di vista. Fortunatamente non è la classica scrittrice famosa altezzosa….
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