Recensione L’Ultimo treno della Patagonia di Paul Theroux

Fatico a comprendere il disappunto espresso da svariati lettori che si sono approcciati a The Old Patagonian Express di Paul Theroux, uscito in Italia con il titolo L’ultimo treno della Patagonia, subendo sin dalle prima pagine la voce del tutto particolare dell’autore, l’io narrante. Non è infatti detto che la narrativa di viaggio, di un viaggio avvenuto per davvero, richieda necessariamente uno sviluppo votato alla continua espressione di meraviglia e di incredulità, magari ricamando in modo stucchevole la prosa. Quella è infatti materia di chi vuole ostentare le proprie esperienze e/o le vuole trascendere dalla realtà.

Trama di Ultimo treno della Patagonia in un paragrafo – Nell’inverno nevoso di Boston, Paul Theroux sale sul treno Lake Shore Limited con i pendolari, ma non scende in centro città: scivola veloce tagliando in verticale gli Usa raggiungendo il Messico e poi giù ancora a zig zag nell’America Centrale prima di affrontare l’interminabile Sud America dalla Colombia fino a raggiungere la Patagonia, alla fine del mondo.

Il Paul Theroux che racconta il proprio viaggio in questo romanzo è indubbiamente un po’ bisbetico e brontolone, ma si sbaglia a definirlo un misantropo distaccato dal mondo che sta esplorando, come un ospite molto passeggero e molto snob, che si sente superiore a ciò che lo circonda. C’è una verità che è poco instagrammabile, ma non si può negare: le vacanze patinate fotografate coi filtri sono ben differenti dai veri viaggi, che infatti sono caratterizzati da una larghissima presenza di noia, di situazione tutt’altro che comode e confortevoli, da incontri che si vorrebbero dimenticare, da delusioni rispetto alle aspettative e da stanchezza cronica. Ma sono proprio questi lati a rendere l’esperienza parte integrante e indissolubile di un’esistenza, qualcosa che cambia il punto di vista sulle persone e sul mondo oltre che su noi stessi.

Theroux non va troppo sul sottile, scrive ciò che pensa e non nasconde mai la sua irritabilità né i suoi pensieri meno simpatici. Non vuole rendersi affascinante, non si sbrodola: ho apprezzato davvero molto tutto questo, anche se spesso potrei non essere stato d’accordo con lui. L’Ultimo treno della Patagonia è denso di informazioni e di una moltitudine di storie spesso della durata di un paio di paragrafi: è pregno di umanità, di culture e di paesaggi che scorrono alla giusta velocità, come un treno lento che accompagna il panorama senza fretta.

Voto: 9

Se si cerca narrativa di viaggio con cuoricini e con luoghi sempre meravigliosi e persone che ridono e ballano stile Teletubbies allora conviene lasciar perdere questo libro, ma sarebbe un peccato. Dopo la copertina dell’edizione di Baldini Castoldi Dalai con traduzione di Giuliana Giuliani, un ultimo punto.

In questo pazzesco viaggio che ha portato Theroux a bordo dei vari treni come l’Estrella del Norte, l’Atzec Eagle, il Balboa Bullet, El Panamericano o il Lone Star, ci sono due momenti davvero superlativi come l’incontro a Buenos Aires con Jorge Luis Borges e la folle e violenta partita di calcio in El Salvador.

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