Recensione di 1970. Romanzo di un anno irripetibile di Adolfo Fantaccini

Il Mondiale più rivoluzionario nel paese delle rivoluzioni: 1970. Romanzo di un anno irripetibile (Urbone Publishing) è molto più che una semplice riproposizione romanzata dei campionati mondiali di calcio poi vinti dal Brasile contro l’Italia reduce dal Partido del siglo con la Germania in semifinale. Adolfo Fantaccini riesce infatti a miscelare con armonia tutti gli aspetti della società dell’epoca, dallo sport alla musica fino alle conquiste sociali che hanno poi caratterizzato e improntato i successivi anni a venire. Un mosaico composto da tanti tasselli dai colori vividi eppure velati da una delicata patina malinconica, una storia che accoglie il lettore (anche quello non appassionato di calcio) accompagnandolo in un viaggio nel tempo così lontano e al contempo così vicino.

Trama di 1970. Romanzo di un anno irripetibile in una frase – I Mondiali di calcio in Messico sono al centro ma anche il contorno di uno sguardo alla società del 1970 e alle sue tante sfaccettature, raccontate attraverso le memorie dell’inviato Aldo Garbato.

Ultimi e primi. L’ultima edizione della Coppa Rimet poi consegnata in modo definitivo al Brasile e l’ultima edizione con Pelè in campo, ma anche il primo Mondiale trasmesso in quasi tutto il globo in diretta, con le sostituzioni (due per parte) e con i cartellini introdotti in modo regolamentare. Messico 1970 arrivava a due anni dalle altrettanto rivoluzionarie Olimpiadi estive del 1968 ed era accompagnato da grandi cambiamenti nei costumi, nella musica, nella politica e – in generale – nella società. Come scrive l’autore, “Il Mondiale messicano è stata una magica illusione, per quell’epoca rappresentò un salto nel futuro, ma soprattutto una struggente suggestione planetaria. Il calcio ingiallito e in bianco e nero si preparava a fare spazio a colori invitanti, sgargianti e ovattati, a giochi d’ombra mai visti, con quel sole che a mezzogiorno illumina i volti e li rende così pieni di ombre dal sapore onirico

Ho apprezzato molto l’atmosfera attorno al protagonista, un mix di disillusione, consapevolezza e nostalgia, d’altra parte il presente della storia è quello del lockdown del Covid vissuto da un signore ormai nel pieno della terza età. Tuttavia, la narrazione è immersa nel passato di mezzo secolo prima, un’esperienza-parentesi di quelle che forgiano e rimangono impresse così intensamente che bastano pochi accordi di una canzone o qualche fotogramma di una partita per ritornare negli abbaglianti anni della giovinezza, quando ancora tutto doveva essere scoperto e compreso e le delusioni erano ancora leggere sul piatto della bilancia delle esperienze.

Voto: 8/10

Dopo la copertina, un ultimo passaggio.

Leggere il romanzo scritto da una persona che si conosce personalmente è sempre una ghiotta occasione per scoprire dettagli e riflessi nuovi. Se poi l’autore è anche uno degli amici più cari e preziosi, allora tutto questo è ancora più intenso. Con Adolfo abbiamo condiviso tanti Giri d’Italia e non solo, mi ha insegnato tanto e porto con me quelle infinite trasferte in auto ad ascoltare musica e racconti di vita. È stato un privilegio aver potuto assistere alla gestazione e alla realizzazione di questo romanzo, che ho avuto l’onore di leggere in anteprima rispetto alla pubblicazione.

Pubblicità

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...